Sarde in Saor
Le sarde in saor sono uno dei secondi piatti più sfiziosi, tipici e originali della tradizione veneziana: si tratta di una terrina di sarde fritte servite con cipolle caramellate, uvetta sultanina e pinoli come da ricetta tradizionale.
Preparazione
Pulite le sarde (togliete testa, intestino e lisca, ma lasciate la coda) e apritele a libro. Infarinatele e friggetele in olio di arachidi ben caldo. Fatele asciugare su carta da cucina e salatele.
Mondate le cipolle, tagliatele a metà e lasciatele in ammollo in acqua fredda per 30 minuti. Mettete in ammollo anche l’uva sultanina in acqua tiepida.
Affettate sottilmente le cipolle, versatele in un tegame con l’olio e sbriciolatevi sopra Il Mio Dado Star Vegetale -30% sale.
Fate appassire le cipolle a fuoco basso per 20/30 minuti. Poi aggiungete sale, pepe, zucchero, aceto e fate evaporare. Proseguite la cottura per qualche minuto.
Disponete le sarde nella terrina, ricopritele con le cipolle e cospargete con uvetta, pinoli e un po’ di erba cipollina. Ripetete l’operazione fino ad esaurire gli ingredienti. Lasciate riposare il piatto 24 ore e servitelo freddo.
La ricetta originale veneziana
La sarda in saor è un un piatto povero della tradizione marinaresca veneziana. Inizialmente nella ricetta non erano previsti né l’uvetta né i pinoli: furono aggiunti in seguito, quando questo piatto di grande successo sbarcò sulle tavole aristocratiche, per addolcire la bocca dei commensali. Le cipolle bianche più adatte al piatto sono quelle dolci di Chioggia che ben vanno a stemperare l’acidità del piatto, che infatti è anche conosciuto col nome di “sarde in saor alla Ghioggiotta”. La fase della frittura è il passaggio più delicato e importante della ricetta: l’olio deve essere ben caldo ma non bruciare, pertanto l’olio di arachidi è perfetto perché tiene bene la temperatura. Ricordatevi sempre di lasciar riposare la terrina con le sarde almeno ventiquattro ore, come da tradizione, in modo che tutti i sapori si amalgamino in maniera ottimale.
Cos’è il “saor”?
Il saor è il metodo che i pescatori veneziani utilizzavano per conservare gli alimenti a bordo (soprattutto il pesce), avendo necessità di farli durare il più a lungo possibile: la tecnica consiste nell’alternare strati di cipolle cotte nell’aceto con sarde fritte, all’interno di un contenitore di terracotta. L’uva sultanina ed i pinoli, elementi più ricchi, non erano previsti in questo procedimento, infatti sono stati aggiunti in seguito, quando il successo di questo piatto lo ha fatto approdare sulle tavole dei nobili di tutta la Laguna.
I sardoni in savòr: una variante triestina
I sardoni in savòr sono una ricetta antichissima di Trieste, nata a partire da quella originale veneta. Anche questa variante nasce dall’esigenza di conservare il più a lungo possibile il pesce, in questo caso i sardoni pescati nel Golfo di Trieste. Dalla tradizione del popolo triestino nasce quindi un piatto dai sapori forti, spesso proposto come antipasto. A differenza della ricetta veneta, in questa non sono previsti pinoli e uva sultanina e si usa un tipo di pesce leggermente diverso: mentre la sarda veneziana è più grande e fusiforme, il sardone triestino è più piccolo e slanciato.
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Domande frequenti:
Quanto si mantengono le sarde in saor?
Le sarde in saor riescono a mantenersi per 3 o 4 giorni in frigo, a patto che siano ben coperte. È sconsigliata la congelazione.
Cosa si può abbinare a questo piatto?
Oltre ai contorni di verdure fresche, un piatto ideale per accompagnare le sarde in saor sono le fettine di polenta bianca. Questa ricetta, infatti, esalta il sapore del pesce.
Quante calorie hanno le sarde in saor?
Per una porzione di sarde in saor si contano circa 230 calorie.